Ci sono donne importanti, intelligenti, a volte
geniali, da cui non ti aspetteresti una passione per la moda. Fernanda Pivano,
scomparsa nel 2009 a 92 anni, era una di queste: ponte intellettuale tra
l'Italia del dopoguerra e gli Stati Uniti dei grandi scrittori, traduttrice e
artefice della conoscenza italiana della letteratura d'Oltreoceano, coltivava
anche una passione per i gioielli. Una mostra,"Fernanda Pivano. Viaggi, cose, persone" (dal 5/4 al 18/7 2011, presso Galleria Credito
Valtellinese, a Milano) si occupa di questo universo privato oltre alle famose
lettere e ai grandi diari che hanno accompagnato la sua vita.
La passione di Fernanda per i gioielli nasce
nel 1965 a Santa Fe, nel New Mexico, dopo
quel decennio da sogno che la portò a far conoscere in Italia nomi di grandi
scrittori come Hemingway, Fitzgerald, Ginsberg, Kerouac o Borroughs. Per
l'esattezza, il 19 aprile di quell'anno la traduttrice scambiò un sacchetto di
marshmellowes con una collana di un indiano nativo. "Un cilindretto di
chicchi gialli, rossi e blu", scrive nelle sue memorie, "legati a due
pezzetti di cuoio e a un'unghia di coniglio". Quel momento è l'incipit di
una piccola ossessione, la raccolta meticolosa di bijoux primitivi o etnici.
Fernanda detestava chiamarli gioielli: quella
parola, borghese in tutte le sue sfaccettature, era quanto di più lontano ci
fosse dalla sua passione. Per
lei, quei piccoli scarabocchi di pietre e corde erano romanzi, piccole memorie
che raccontavano "una specie di prova che in quel posto c'ero proprio
stata, con quella certa persona avevo proprio parlato, quei certi colori,
sguardi, odori, suoni erano state realtà tangibili e non soltanto sogni della
mia insaziabile ansia di vedere, toccare, sentire tutto il raggiungibile sul
nostro pianeta". Questa brama la spinse oltre: fu tra le prime, nella
Milano della grande rinascita negli anni Sessanta, a ripudiare le pietre preziose in favore delle creazioni di
plastica di Paco Rabanne o Ettore Sottsass (anche queste in mostra), giusto qualche mese prima che
tutte le damazze del capoluogo lombardo buttassero nei bauli fili di perle e
diamanti, in favore dei nuovi bijoux di design.
Nella vita di tutti i giorni, però, Fernanda
preferiva indossare solo tre anelli d'argento, con more "tremblant", che enfatizzavano i
suoi gesti ampi e calorosi sulla sua scrivania "così coperta di carte da
non lasciare spazio per appoggiare le braccia". In mezzo a tanta
letteratura, questa passione per la moda non risulta, poi, così strana. Anzi:
sembra un monito a quanto bello, interessante e profondo possa essere ogni
oggetto quando è scelto per la storia che racconta più che per lo status che
rappresenta.
Cosa: Fernanda Pivano - Viaggi, cose, persone.
Dove: Galleria
Gruppo Credito Valtellinese - Corso Magenta, 59 Milano
Quando: da martedì a domenica 12-19:30 (apertura straordinaria
il 25 Aprile)
INGRESSO LIBERO